Annamaria improvvisamente si ritrova paralizzata. Il Nepal e la pizza diventano la sua cura.

“Ho già cinque figli, ma adesso ne ho due in più!”
Annamaria ci accoglie davanti al suo ristorante con questa frase e un abbraccio di quelli forti e sinceri.
Siamo a Kathmandu, a due passi dalle montagne più alte del mondo e a migliaia di km dalla nostra città, ma in un attimo ci sentiamo avvolti dall’atmosfera e dal calore di casa.
L’abbiamo contattata con un messaggio pochi giorni prima per chiederle di poterla incontrare.
E dopo pochi minuti avevamo un invito al “Fire and Ice”, il suo locale nel centro della città.
Per puro caso, mesi e mesi fa, avevamo letto la sua storia in un articolo online.
Poi, onestamente, ce n’eravamo completamente dimenticati. Fino a quando siamo arrivati a Kathmandu e il ricordo di quella bellissima storia ci è tornato in mente.

“Proviamo a scriverle? Magari è un segno del destino…”

pensieri in viaggio kathmandu fire and ice pizzeria
Ph credits: www.fireandicepizzeria.com

Ci sediamo ad un tavolo appartato del ristorante pieno per la cena.
In sottofondo “Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella, tu sei l’amore…”.
Il profumo della pizza che cuoce nel forno.
L’odore di sugo che ribolle nelle pentole.
I quadri con le foto di Totò e le locandine di pubblicità italiane.
Il muro con i mattoni a vista e i tavoli di legno.
E poi Annamaria che gira tra i tavoli, sorridente e allegra come fosse ad un’enorme festa organizzata da lei.
Siamo decisamente nel posto perfetto per curare il nostro spirito dopo le ultime giornate di viaggio intense e faticose.
“Ragazzi vi faccio portare due bei bicchieri di vino e scegliete due pizze da gustarvi che ve le meritate! Ho letto la vostra storia e sono felicissima di avere qui due viaggiatori come voi!”
Arrossiamo e ci sentiamo un po’ imbarazzati. La gentilezza così spontanea ancora ci stupisce e non sappiamo come reagire, nonostante sia stata la costante di tutti questi mesi di viaggio in Asia.
Pochi minuti e sul tavolo arriva il vino bianco e fresco. Un brindisi veloce e arrivano loro… due fantastiche pizze!

Se è un sogno non svegliateci!

Annamaria si siede al tavolo con noi e iniziamo a chiacchierare come se ci conoscessimo da sempre.
Un sorriso gentile, occhi verdi e un’eleganza innata e non ostentata E’ nata a Napoli ma da bambina è emigrata in Venezuela con la sua famiglia. Ha vissuto lì per qualche anno prima di tornare a Milano e crescere in un collegio di suore.
“A 23 anni ho incontrato il mio primo marito. Lui faceva il banchiere per un gruppo internazionale e così ci spostavamo spesso in tutta Europa. E’ lì che, volente o nolente, ho dovuto imparare a cucinare. Io che ho sempre amato solo mangiare ma non cucinare, mi sono ritrovata a dover organizzare cene per 30/40 persone. Quello della banca era un ambiente molto rigido e “pettinato”. All’inizio mi piaceva poi molte cose hanno iniziato a starmi strette e pesarmi.”
Siamo talmente coinvolti e affascinati dal suo racconto che ci dimentichiamo persino di mangiare la pizza.
“Aspettate, vi presento un amico!”
“Ah voi siete i viaggiatori Beyond! Ho letto tutta la vostra storia con Annamaria!”
A dirlo è Simone Moro, uno dei più grandi alpinisti italiani. Una di quelle persone che sono talmente belle, appassionate e uniche da sembrare eccezionalmente “normali”.
“Ragazzi mangiate la pizza perché, non so se lo sapete, ma dopo tanti mesi senza cibo italiano una pizza fredda è come un calcio nei co****ni!” Scoppiamo a ridere.

Ma che serata pazzesca è?!?

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Annamaria torna a sedersi al nostro tavolo qualche minuto dopo lasciandoci il tempo di mangiare una delle pizze più buone della nostra vita e di sentirci in completa estasi da carboidrato.
“Con il mio secondo marito e i miei due figli, sono andata a vivere a Londra. Lui era insegnante e io avevo trovato un lavoro nell’ambasciata e mi piaceva moltissimo. Andava tutto alla grande e facevamo una vita normale. Sono anche nate due bambine. Poi un’assunzione promessa e mai avvenuta e mi ritrovo senza lavoro. Trovo un’azienda italiana ma lo stipendio è molto più basso e soprattutto ogni giorno devo fare due ore di viaggio la mattina e due la sera. Divento una pendolare a Londra.”
Annuiamo. Capiamo perfettamente cosa intenda con quella frase.
Prima di partire anche noi eravamo pendolari sulla tratta Lecco-Milano. E il problema dell’essere pendolari non sono tanto i disagi per i ritardi o le condizioni del viaggio ma il fatto di passare tutte quelle ore come sospesi in una dimensione spazio-temporale che non è il lavoro e nemmeno il tempo libero. Su quei sedili del treno si sta come a metà, in attesa di riprendere la vita che sta là fuori e circondati da altre persone che come te non vedono l’ora di arrivare e riprendersi il loro tempo.

“Poi un giorno mi viene un raffreddore forte, di quelli che ti fanno sentire stanca e ti fanno male tutti i muscoli.”

E improvvisamente mi ritrovo paralizzata.

Non potevo più muovere né le braccia né le gambe. Facevo fatica persino a battere gli occhi.
Il mio corpo non rispondeva più a nulla e io da un giorno all’altro non ero più indipendente. Ho iniziato a fare esami su esami per capire cosa fosse successo, ma nulla, nessun medico riusciva a trovare la causa o la cura adatta.”
La guardiamo ora, così piena di energia ed elegante nei suoi movimenti. Non riusciamo davvero a credere che le possa essere successa una cosa del genere.
“Passano i mesi e la situazione non cambia, anzi, sembra peggiorare. Un giorno mio marito viene da me e mi dice: Devi cambiare vita. Mi hanno proposto di andare ad insegnare inglese in Nepal, se accetto partiamo.
All’inizio è stato uno shock, neanche sapevo dove fosse il Nepal, figuriamoci se mi immaginavo di andarci a vivere.”

Ma alla fine cosa avevo da perdere?

Siamo talmente rapiti dalle parole di Annamaria che quasi non ci accorgiamo che sul tavolo davanti a noi sono comparse una fetta di torta di mele e una porzione di tiramisù.
“Quando sono arrivata in Nepal, mi hanno aiutato a scendere dalla scaletta dell’aereo e mi hanno fatto sedere su una sedia a rotelle. Ma appena ho alzato lo sguardo, mi sono trovata davanti delle montagne altissime e l’aria era così fresca e pulita. Ho iniziato a capire che era stata la scelta giusta per me partire.
E così da Notting Hill mi sono trovata a Kathmandu. Ed era tutto diverso da come è ora. Trent’anni fa Kathmandu era poco più di un paesino, circondato da risaie e campi. Era un altro mondo in cui mi sono sentita a mio agio. Questa città, che avevo a malapena sentito nominare, è diventata la mia cura.
Ci ho messo quasi 3 anni a ritrovare le forze e a tornare ad essere l’Annamaria autosufficiente che ero sempre stata.”

Il Nepal mi ha salvato!

Continuiamo ad ascoltarla, tra un boccone e l’altro di quei dolci che sanno di casa e di pranzi della domenica.
“Quando ormai stavo bene, ho capito che dovevo fare qualcosa, che dovevo impegnarmi in un’attività che mi desse soddisfazioni e che desse un senso alla seconda chance che la vita mi stava dando.
E così nel 1995 è nato il “Fire and Ice”. All’inizio era solo una piccola stanzetta e preparavamo pizze e gelati. Gli ingredienti erano difficili da trovare e la qualità non era quella di adesso. Ma era la prima volta che veniva aperta una pizzeria a Kathmandu e la gente era curiosa.
Prendevo i ragazzi dalle strade e li portavo a lavorare nel locale. Dovevo insegnargli tutto, dall’importanza di lavarsi le mani con il sapone, all’acqua da far sempre bollire prima di bere, fino ai segreti della pizza e la cottura al dente della pasta.
Ho cercato di trasmettere allo staff e ai clienti la cultura italiana attraverso la musica, i film, le immagini. Il mio desiderio era quello di creare un luogo in cui le persone entrassero e sentissero l’atmosfera bella di casa, un luogo dove chiacchierare, incontrarsi o prendersi una pausa.
Non esisteva niente di tutto ciò a Kathmandu e all’inizio molti erano scettici. Ma piano piano siamo arrivati fino a qui. Ora il locale è grande, funziona e dà lavoro a 70 persone.”

Ci guardiamo attorno. I tavoli sono pieni. I camerieri sorridono. I clienti chiacchierano. Il profumo di buon cibo nell’aria. La musica italiana in sottofondo. Annamaria c’è riuscita. Ha creato quel luogo che tanto desiderava.

Il Nepal non è stata una scelta, ma un’opportunità che la vita mi ha dato, stava a me decidere se accettarla o no.

“E da quando mi sono alzata da quella sedia a rotelle ho capito che l’energia che avevo era moltissima e non potevo fermarmi. Così ho iniziato un progetto per produrre mozzarelle a Calcutta, in India.”
Mozzarelle?? A Calcutta?? Una delle città più povere dell’India??
“Ho iniziato un progetto di microeconomia per aiutare le donne di un quartiere di Calcutta. Abbiamo mostrato loro come accudire una mucca in modo che producesse buon latte, gli abbiamo insegnato come preparare le mozzarelle e gli abbiamo fornito tutti i macchinari. Era la prima “fabbrica di mozzarelle” di Calcutta, ma servivano anche degli acquirenti. In quegli anni non c’erano pizzerie o ristoranti italiani in quella zona, così ho deciso di aprire una filiale del “Fire and Ice” e acquistare le mozzarelle da quelle donne. E’ stato un progetto di successo che continua ancora oggi.”

pensieri in viaggio Kathmandu Nepal pizza

In questo lungo viaggio, la nostra strada si è incrociata con quella di molte persone.
Alcune ci hanno regalato un sorriso, altre ci hanno dato un aiuto quando meno ce lo aspettavamo, altre ancora hanno condiviso un pezzetto di vita con noi.
E poi c’è Annamaria che senza conoscerci ci ha fatto uno dei regali più belli mai ricevuti.
Ci ha raccontato la passione, l’amore, la forza, il dolore, il coraggio e l’ha fatto tra una pizza e un tiramisù, tra un abbraccio e uno sguardo sincero.
Qualcuno dice “Pizza makes the world go round” (la pizza fa girare il mondo) … Beh, ha davvero ragione!

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8 Commenti

  1. GIAMPIERA BELLANI

    Che racconto meraviglioso, una donna eccezionale, una vera combattente Italiana. Immagino che vi siete sentiti come a casa, entrare in quella pizzeria. Un pezzetto d’Italia in Nepal.

  2. Giusy

    È bello vedere e sentire le vostre avventure, con il vostro coraggio state vivendo un esperienza invidiabile,…e attraverso i vostri racconti riuscite a trasmettere tutte le vostre emozioni…siete due persone fantastiche.Ho acquistato e sto leggendo “viaggiare low cost con 10 euro al giorno”….

  3. Ragazzi ho avuto i brividi per tutta la durata del post! Annamaria è una persona meravigliosa e mi sono bastate poche righe per dirlo con certezza! E voi?…che dire di voi? Avete un modo di raccontare il vissuto vostro e di chi incrocia la vostra strada che è a dormire poco meraviglioso! Complimenti,continuate! continuate! continuate!
    Un abbraccio ❤️

  4. Ciao Ragazzi, sono Titti (vi lascio sempre i commenti su YouTube) e passo spesso di qui ma non ho mai lasciato un messaggio. Questa storia è davvero meravigliosa e solo la vostra sensibilità ha saputo raccontarla. Meritava una traccia anche da parte mia.
    Un abbraccio, da Milano, Titti

  5. paolo cardillo

    una bellissima storia, quella di Annamaria, la vostra, il cui succo è uno solo non aver paura di osare la vita…magari non tutti possono averne immediata capacità, ma tra queste righe è possibile trovarlo il modo per osare, magari nel proprio piccolo, nel proprio quotidiano, sempre più in la…buon viaggio ragazzi e grazie per questa condivisione…Paolo

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