In Cambogia ci siamo stati quasi un mese, più precisamente dal giorno 153 al giorno 179 del nostro viaggio a tempo indeterminato.
Onestamente all’inizio non eravamo molto convinti ci sarebbe piaciuta.
Venivamo da 3 stupendi mesi in Vietnam e le aspettative erano molto alte.
Eravamo certi ci avrebbe deluso, invece…
Ecco i nostri pensieri in viaggio dalla Cambogia, la terra dei meravigliosi templi di Angkor Wat.
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PENSIERI IN VIAGGIO – CAMBOGIA
Giorno 152
BUONA DOMENICA DALLA…CAMBOGIA!!🇰🇭
Abbiamo appena passato il SESTO confine di questo lungo viaggio!
Arrivederci Vietnam, che l’avventura cambogiana abbia inizio!
Giorno 154
TUTTA QUESTIONE DI CULO
Due giorni fa abbiamo attraversato il confine tra Vietnam e Cambogia.
Come tutti i confini non esiste realmente, è solo una linea tracciata su mappa.
C’è chi nasce al di là del confine e si ritrova a lavorare nei campi di riso con l’acqua alle ginocchia o a tirare i buoi per poi dormire in una capanna.
C’è chi nasce al di qua del confine e magari fa fatica, ma ha una casa di mura solide e i piedi all’asciutto.
Nessuno sceglie da che parte del confine nascere ma tutti possiamo scegliere come comportarci con chi sta di là…
Giorno 155
OK IL PREZZO E’ GIUSTO!
Nella foto sotto, il Paolo Curioso nel suo habitat naturale.
Nonostante non ce ne facessimo nulla del granchio in vendita al mercato di Kep, ha passato mezz’ora a informarsi con le signore sul prezzo medio di tutto il pescato del giorno
Giorno 156
A NOI E AL NOSTRO SOGNO
Un anno fa, tornando dal viaggio di nozze in Ecuador e Perù, maturava l’idea più folle e sensata della nostra vita.
Sentivamo che dovevamo fare qualcosa per noi stessi, che dovevamo costruire il futuro a nostra misura. Che dovevamo ripartire dalle nostre passioni e dai nostri sogni.
Un anno dopo…eccoci qui a brindare con una birra Angkor su una spiaggia della Cambogia.
Giorno 157
LE PRIME IMPRESSIONI
I motorini sono quasi spariti.
I cappelli a cono sono stati sostituiti da colorati copricapi in tessuto.
Google Translate non serve più perché quasi tutti parlano inglese (o almeno conoscono le parole più importanti).
Gli stranieri sono molti di più e hanno aperto attività un po’ ovunque.
La simpatia delle persone e la loro voglia di cantare in spiaggia con microfono e cassa a tutto volume è rimasta!
Ormai siamo in piena stagione delle piogge e bastano pochi minuti per passare dal sole alla tempesta…ottimo modo per risparmiare docce!
A parte gli scherzi, amiamo il sole ma anche il rumore della pioggia che, combinato con l’atmosfera rilassata cambogiana, non è per niente male!
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Giorno 158
TRE METRI SOPRA…IL FIUME
Qualche cuscino, una coperta, le mollette dei panni, un divano e una sedia…magari un tappeto su cui sdraiarsi e macchinine o bambole come arredamento.
Alla nostra veneranda età però le capanne sono meglio così…
Speriamo che vento e pioggia non le portino via!
PENSIERI IN VIAGGIO – CAMBOGIA
Giorno 160
PREMIO MIGLIORE COLONNA SONORA
La nostra settimana comincia a PHNOM PENH, la capitale.
Amiamo le capitali perché nelle loro strade caotiche, raccontano la vera essenza di un paese.
E Phnom Penh non è da meno.
Ci aspetta un arcobaleno di colori, quello dei templi e dei palazzi d’oro, dei giardini e dei mercati rumorosi.
Ci aspetta il lato nero, buio pesto, di una delle pagine più tristi della storia dell’umanità.
Nei prossimi giorni esploreremo questa capitale e proveremo a raccontarla come meglio possiamo!
Nel frattempo un bel selfie con il cuore e il nostro sottofondo preferito “hello tuk tuk!!”
Giorno 161
IN CAMBOGIA NON SI DORME
Alle 4 di mattina la coppia del letto sopra al nostro in ostello, ha deciso che era il momento giusto per litigare e lanciarsi oggetti!
E’ iniziata così la nostra giornata a Phnom Penh.
Per colazione ci fermiamo da una signora appostata sul marciapiede che fa delle tortine di riso ripiene di verdure… e poi non si dica che per noi la colazione non è il pasto più importante della giornata!
Mentre ci destreggiamo tra bacchette e tortine, il signore accanto a noi inizia a parlarci.
Nonostante il suo inglese perfetto, ci mettiamo un po’ a capire cosa ci stia dicendo (tutta colpa dei 2 del letto sopra!).
Ci racconta di aver vissuto a Parigi per 7 anni. Parla 5 lingue, avrà più o meno 50 anni e un sorriso di quelli sinceri che ti fanno stare tranquillo appena li vedi.
Ci chiede quale è il nostro programma per la giornata!
Bella domanda, fino a poco prima ci ricordavamo tutti i nomi ma ora ci viene in mente solo “Killing Fields”.
Siamo quasi imbarazzati nel dirlo, ma lui sereno ci guarda: ”è una parte brutta della storia della Cambogia… io ero giovane quando sono saliti al potere gli Khmer Rouge”
Rimaniamo in silenzio, non sappiamo che dire…
“Non andate lì, fate una visita al museo del genocidio dove tutto è spiegato meglio!”.
E così la prima tappa della nostra giornata è Tuol Sleng, o S21, che solo a nominarlo sentiamo un brivido lungo la schiena, nonostante faccia un caldo soffocante.
Ci rimaniamo due ore o forse di più. Ognuno tra sé e sé con le cuffie, ascoltando una voce che racconta di un luogo che ha visto follie. È difficile descrivere cosa si prova entrando in quelle stanze e guardando quelle foto… come può l’uomo aver concepito tutto questo orrore?
Quelle due ore hanno cambiato completamente la nostra visione sui cambogiani e sulla città.
Il palazzo reale e i templi con le cupole dorate ci sono sembrati ancora più scintillanti e belli.
Le piazze con le fontane e i monumenti ancora più verdi e rilassanti.
Persino gli insistenti “Hello tuk tuk” invece di infastidirci, ci facevano sorridere.
Abbiamo camminato tanto, forse ci serviva per alleggerire un po’ il cuore.
E quasi per caso, lungo le rive del Mekong, ci siamo fermati davanti all’FCC, il palazzo giallo dei corrispondenti esteri.
È quello da cui Terzani raccontava le atrocità commesse dal regime di Pol Pot.
E così ce lo siamo immaginato, lì seduto a guardare il fiume. Pronto a raccontare e fotografare quel pezzo di storia e quella parte di mondo che noi abbiamo iniziato ad amare proprio attraverso i suoi racconti.
E mentre siamo assorti nei nostri pensieri arriva la pioggia.
Di quelle fortissime, che non ti lasciano scampo e già sai che per quanto proverai a proteggerti, la doccia sarà assicurata.
E nel rumore scrosciante, le risate dei bambini che si lanciano nelle fontane e che si rincorrono sotto la pioggia sui marciapiedi deserti…
“Le notti non sono riposanti in Cambogia. Il buio brulica di fantasmi” (Terzani)
Giorno 164
UNA CAVALLETTA TIRA L’ALTRA
Dobbiamo ammetterlo… in questo viaggio spesso decidiamo di non avere programmi e lasciarci andare al caso.
Come questa mattina.
Arrivati al fiume, abbiamo visto un traghetto carico di moto e buoi e abbiamo deciso di salirci.
Costava solo 3000 riel (0,60€) per due persone e due biciclette, potevamo non prenderlo?
Una volta a bordo chiediamo la destinazione “Kampong Leang”, ci dicono e ci si arriva in mezz’ora.
“Vabbè mal che vada arriviamo, diamo un’occhiata e riprendiamo la prima barca che torna”.
Ci sediamo al piano superiore del traghetto sgangherato, sulle panchine d’acciaio, tra la gente che sgranocchia insetti fritti come fossero noccioline (quanto li amano in questo posto!)
La vista è… wow! È la stagione delle piogge, il fiume marrone scorre rapido tra isolette verdissime e case costruite su pilastri di legno a pochi centimetri dalle acque marroni.
Arriviamo troppo in fretta, ma attraccare tra le ninfee è uno spettacolo.
Cappello in testa e in sella alla bici iniziamo a pedalare sulla strada polverosa che costeggia il fiume.
Ed ecco una casa costruita a modi palafitta fatta di lamiere e bamboo, poi un’altra e un’altra ancora.
Pedaliamo tra un campo di riso con tanto di buoi al pascolo (saranno quelli scesi dal traghetto??) e gli “Hello!” allegri e timidi dei bambini.
Sulla strada qualche tempio colorato sbuca in questo paesaggio… bucolico (abbiamo pensato a una parola adatta per descriverlo ma questa ci sembrava la migliore, anche se fa un po’ “Casa nella prateria”).
Se non fosse per il sole cocente, ci sembrerebbe di pedalare in un quadro, con il cielo azzurro disegnato con colori a olio.
Dopo due ore di pedalata, siamo accaldati e distrutti (saremo un po’ fuori allenamento??) e torniamo a prendere il traghetto.
Ci sono ancora i buoi, che a quanto pare hanno fatto il nostro stesso giro.
Ci sono ancora le persone che sgranocchiano grilli e cavallette.
C’è ancora il fiume marrone con le palafitte.
E ci siamo noi due, con le braccia arrossate dal sole e le facce felici di chi si sente fortunato perché può anche “seguire il caso!”.
Giorno 166
Quando si dice che la settimana inizia in salita.
PRIMA:
“Buongiorno Rocco! (il portiere del palazzo dell’ufficio)
E’ già lunedì un’altra volta!”
“Ma si vedrai che la settimana vola! E in un attimo è già weekend”
DLIN DLON – si aprono le porte dell’ascensore e mi guardo allo specchio… “che faccia ho stamattina?!?”
DLIN DLON – Terzo piano, sono arrivata!
OGGI:
“Quanti gradini sono?” Chiediamo al monaco che sta scendendo.
“358” ci risponde lui, sorridente.
C’è un antico tempio in rovina in cima…
SALIAMO DI CORSA??
Buona settimana.. Sperando che sia in discesa o che in cima ci sia almeno una meraviglia da scoprire!
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Giorno 167
CI HANNO QUASI SEQUESTRATI A BATTAMBANG
Arriviamo a Battambang che è ancora mattina.
Siamo saliti al volo su un autobus che partiva da Kampong Chhnang, zaini sulle spalle e in mano un panino dolce al cocco e un caffè freddo.
In meno di 3 ore, passate attraversando distese di campi di riso, su un autobus che dondolava e cigolava, arriviamo alla stazione degli autobus di Battambang.
Neanche il tempo di scendere le 3 scalette del bus che veniamo assaliti dai guidatori di tuk tuk.
Ci urlano, ci accerchiano, cercano di prenderci lo zaino per caricarlo sul loro potente mezzo.
Dopo tutti questi mesi, ormai siamo preparati a queste situazioni, quindi manteniamo la calma e prendiamo il telefono.
Guardiamo la mappa… MXXXX siamo a 4 km dalla nostra guesthouse!
Per fortuna ieri ci hanno avvertito con una mail che sarebbero venuti a prenderci gratis.
Chiamiamo il numero nella mail, “10 minuti e siamo lì” ci dicono, mentre in sottofondo gli autisti di tuk-tuk non vogliono arrendersi.
Aspettiamo 10 minuti e vediamo arrivare un signore sulla sessantina che convinto ci guarda e dice il nome del nostro hotel.
Saliamo sul tuk tuk e neanche il tempo di partire inizia a fare discorsi un po’ “sospetti”.
Ci parla di un’altra guesthouse e del fatto che il giorno dopo avremmo fatto un tour con lui delle principali attrazioni.
Noi??? Un tour?? Con un budget di 10 euro a testa al giorno???
Il tempo di realizzare che quello non è il pick up dell’hotel, che accanto a noi vediamo avvicinarsi un altro signore in tuk tuk che ci sventola un cartello con scritto il nome di Angela.
Urliamo al “sequestratore” di fermarsi e farci scendere e ci fiondiamo sull’altro tuk tuk, quello che davvero aveva mandato la nostra guesthouse.
E mentre il tuk tuk, quello vero, sfreccia sulle strade di Battambang ci facciamo due risate… ci eravamo cascati come delle pere cotte!
Forse per rincuorarci, il nostro “salvatore” decide di raccontarci la leggenda di Battambang e in un attimo ci fa dimenticare l’arrivo turbolento in città.
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PENSIERI IN VIAGGIO – CAMBOGIA
Giorno 170
UN PULMINO SGANGHERATO
Guardando fuori dal finestrino è difficile non cominciare a pensare, a ragionare, a tracciare una linea tra passato e presente.
Questi mesi sono passati così in fretta e così sono passate mille avventure e luoghi pazzeschi. Stiamo vivendo un’esperienza irripetibile e ogni tanto ci chiediamo “Ma ti rendi conto di dove siamo? Ti rendi conto di cosa stiamo facendo?”.
No, la verità è che facciamo fatica a rendercene conto per davvero…immersi tra le mille piccole sfide quotidiane, tra le tante cose da fare.
Perché il viaggio è così, ti mette alla prova di continuo.
Individualmente e come coppia.
Qualcuno ha mai convissuto 24 ore su 24 per quasi 6 mesi?
Ma è questo che stiamo imparando a fare, condividere.
Condividere tra noi i momenti pazzeschi e quelli più tosti.
Condividere le emozioni e le arrabbiature.
Condividere gli spazi, non solo quello fisici ma anche quelli emotivi.
Condividere con voi i nostri pensieri e le nostre sensazioni ogni giorno.
Quindi ben vengano le prove, ben vengano le sfide.
Ben venga la vita, la voglia di vivere e di mettersi in gioco.
Guardando fuori dal finestrino di questo pulmino sgangherato non ci siamo mai sentiti più in pace con noi stessi… sarà il fatto che stiamo andando ad Angkor Wat e abbiamo voglia di fare il pieno di meraviglie.
Giorno 171
IL CUORE ESPLODE DALLA GIOIA
Alle 4:00 potevamo fare solo 2 cose: dormire o salire in sella.
E così nel buio del mattino ci siamo messi a pedalare.
Due sgangherate biciclette e una strada deserta.
Sul marciapiede una signora sta già preparando i waffle, mentre delle scimmie paffute la osservano attente.
La foresta attorno a noi risuona dei rumori della giungla.
Pedaliamo, sono quasi 4 chilometri e sono le 4 del mattino.
Arrivati davanti all’entrata parcheggiamo le due sgangherelle sotto un albero.
Controllo biglietti ed entriamo.
Mentre attraversiamo il ponte sul fossato le gambe tremano e anche il cuore.
Saliamo di corsa i gradini e a passo svelto raggiungiamo uno dei laghetti.
Ci appostiamo e aspettiamo.
Quella sagoma nera davanti a noi inizia piano piano a colorarsi della luce tenue del sole che sorge.
Prima blu scuro.
Poi rosa.
Poi arancio.
Mentre il cielo cambia colore, noi rimaniamo immobili e in silenzio come se tutta quella bellezza fosse l’unica cosa che esista.
E davanti a uno dei regali più belli che ci sta facendo questo viaggio, il cuore esplode dalla gioia…
“Ma ti rendi conto??? Siamo ad Angkor Wat!”
Giorno 174
STIAMO ALLA GRANDE
Questa mattina ci siamo alzati un po’ agitati (in realtà solo io, perché Paolo era tranquillissimo!)
Per me era la prima volta…
Cappelli in testa, colazione con il caffè al baracchino lato strada e ci dirigiamo verso l’ospedale!
Sì l’ospedale… ma non uno qualunque, l’Angkor Hospital for Children, quello per i bambini a Siem Reap, che cura GRATUITAMENTE tutti i piccoli cambogiani in difficoltà.
Entriamo e ci accoglie subito una gentilissima signorina che ci accompagna verso il centro prelievi.
Mentre camminiamo vediamo intere famiglie con bambini di ogni età.
Ci osservano e sorridono.
In fila, prima di noi, ci sono due piccoletti, avranno 2/3 anni.
Fanno il prelievo senza fiatare, senza una lacrima o un urlo… non come me che sono lì e li guardo spaventata!
È il nostro turno.
Esami del sangue e della pressione
Tutto ok!
Ci sdraiamo sul lettino e in men che non si dica, è fatta!
Oggi abbiamo donato il sangue
In meno di un’ora, in una struttura moderna e all’avanguardia, con medici gentili e competenti…e ci hanno anche dato Coca Cola e biscotti!
E adesso stiamo alla grande…
Giorno 179
METTILO GIÙ SUBITO!!
Stiamo camminando lungo il fiume quando, tra i banchetti che vendono banane e noodles, ne notiamo uno particolare.
La merce esposta è sistemata in pile ordinate, a formare delle piccole piramidi nere e lucenti.
Ci avviciniamo e capiamo… sono insetti, quintali di insetti fritti.
Ce ne sono di diverse varietà e dimensioni, alcuni al naturale, altri immersi in strane salsine rossastre.
Grilli fritti, larve in agrodolce e scorpioni luccicanti sono solo una parte del campionario esposto.
Ad attirare la nostra attenzione però è una bambina, avrà più o meno 5 anni e sta giocando a rincorrersi con altri amichetti.
Appena nota il banchetto, si ferma e rimane estasiata ad osservare la pila di grilli (o potevano essere cavallette o chissà cosa…).
Ha lo stesso sguardo sognante che avevamo noi da bambini davanti al banchetto che vendeva le caramelle.
Si avvicina, sceglie attentamente il più grosso tra tutti gli insetti presenti, allunga la mano e tutta sorridente lo prende.
(E già a questa scena noi avevamo i brividi)
Lo studia un pochino, lo avvicina alla bocca ma quando sta per addentarlo, ecco che la proprietaria del banchetto la nota e inizia a urlarle qualcosa agitando le braccia.
Non parliamo la lingua Khmer ma dall’enfasi e dal fervore della signora capiamo che le sta dicendo “METTILO GIÙ SUBITO!!”
La bambina tutta mogia mogia rimette l’insetto al suo posto e inizia a singhiozzare come se le avessero tolto di mano una tavoletta di cioccolato.
Si dice che gli insetti saranno il cibo del futuro… beh i cambogiani in questo sono già avanti anni luce!