Siamo saliti su un vulcano in Indonesia.
Solo a dirlo ci vengono la pelle d’oca e il sorriso stampato in faccia.
Il vulcano in questione è il Monte Sibayak e si trova nel nord dell’isola di Sumatra, a pochi chilometri dalla città di Berastagi.
In questo post il diario di viaggio una delle giornate più belle della nostra avventura a tempo indeterminato.
DIARIO DI VIAGGIO: SALIRE SU UN VULCANO IN INDONESIA
#GIORNO 242
Sono le 7 e suona la sveglia.
In realtà, siamo già svegli.
Oggi dobbiamo salire su un vulcano nell’isola di Sumatra, come facciamo a dormire?
Ok, il vulcano Sibayak è spento da 400 anni ma è pur sempre il fratello dell’altro vulcano qui dietro l’angolo che pochi anni fa è eruttato facendo un bel casino.
Guardiamo fuori dalla finestra e il cielo è grigio. Enormi nuvole coprono il cratere e ci passa quasi la voglia di metterci in cammino.
Ma ecco che, quasi dal nulla, appare una signora sull’ottantina con un velo colorato in testa e un dolce sorriso.
“Alle 9 esce il sole” ci dice, mentre si mette con noi a contemplare la cima del vulcano coperta di nuvole.
Non sappiamo da dove sia uscita quella signora ma decidiamo di fidarci.
Alla fine è proprio quello che speravamo ci dicesse.
Zaino in spalla e saliamo sul primo pulmino condiviso. E’ verde, pieno di mosche e non ha la porta.
Presto si riempie di signore con cesti di frutta ed erbe varie.
Tutte ci guardano e ci sorridono per qualche minuto, prima di mettersi a chiacchierare e ridere tra loro.
Il viaggio dura 15 minuti, circa. Poi l’autista ci scarica a un bivio e ci indica la strada.
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Comincia la salita.
Il primo tratto è asfaltato ma è già abbastanza ripido. La cosa più fastidiosa sono quei motorini e 4×4 che ci sfrecciano accanto.
Dopo un’ora circa, già belli sudati, arriviamo all’ingresso.
Sotto un baracchino improvvisato con canne di bamboo e cartelloni pubblicitari ci sono due signori che chiacchierano.
“Ticket” ci urlano quando ci vedono arrivare.
L’ingresso costa 10.000 IDR a testa (0.60 euro) e dobbiamo scrivere il nome, la nazionalità e l’ora di ingresso su un libro.
Appena leggono Italy, ci fanno notare che non c’è mai nessun italiano che fa la salita.
Effettivamente sfogliando le pagine notiamo tantissimi francesi e tedeschi, qualche australiano ma nessun italiano… chissà perchè. Il “casellante” però ha l’orologio della Juventus appeso a un palo del baracchino.
Iniziamo il secondo tratto della salita.
La strada da asfaltata diventa di sassi.
Poi di sassi e si immerge nel bel mezzo della giungla.
Per sbucare poi su un sentiero che è fatto di una polverina bianca che sembra gesso.
Ed è proprio lì che arriva il bello.
Perché i muscoli delle gambe ormai fanno male.
Perché le nuvole del mattino hanno lasciato il posto al sole che in faccia è caldissimo.
Perché siamo a 2000 metri e anche quelli si fanno sentire.
Ma…
Ma iniziamo a vedere il cratere e lo spettacolo è davvero pazzesco.
Per un attimo non crediamo ai nostri occhi.
Ci sembra di essere sulla luna.
Le pareti di roccia scura.
Un laghetto di acqua quasi bianca.
Degli sbuffi rumorosi di aria calda che puzzano di zolfo.
Ma che paesaggio è???
Ma è un sogno o è reale??
E più ci avviciniamo e saliamo, meno crediamo ai nostri occhi.
Ad un tratto ci troviamo con il cratere e gli sbuffi da un lato e una vista meravigliosa sulla vallata e su Berastagi dall’altro.
E pensare che non volevamo nemmeno andarci.
Per fortuna abbiamo ascoltato quella vecchietta apparsa dal nulla.
Rimaniamo quasi un’ora lassù ad osservare il fumo del vulcano che si mescola con le nuvole a coprire il cielo e l’orizzonte.
E’ una sensazione strana quella che proviamo ogni volta che ci troviamo in luoghi così…
E’ difficile descriverla ma potremmo riassumerla con la parola felicità.
Ci sentiamo felici, felici come non mai.
Pieni di felicità.
Una felicità che prima ci potevamo solo immaginare e che adesso, lì, su quel vulcano, a Sumatra, ci sembra così reale.
E siamo anche un po’ orgogliosi.
Sì orgogliosi di essere lì.
Orgogliosi di aver messo in gioco tutto, ma proprio tutto quello che avevamo, per dei momenti così!
Come si può tornare a una vita normale quando si è provata questa folle felicità?
Ma le nuvole sempre più scure ci invitano a riprendere la strada del ritorno.
Ad attenderci, ai piedi del vulcano, delle piscine di acqua termale calda.
Ammollo nell’acqua calda, che sembra avere il tepore di una coperta poggiata sulle spalle nelle serate d’autunno, ripensiamo a quella giornata… che vita pazzesca che stiamo vivendo!
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