Quando la mozzarella cambia la vita di una comunità indiana
Manju arriva alla scuola con il velo colorato a coprirle il viso e in mano due bottiglie di latte.
Sono le 7, l’aria è fresca nelle campagne fuori Calcutta, e lei ha già munto le mucche che stamattina hanno fatto un ottimo lavoro.
Sale le scale e le cavigliere risuonano ad ogni passo. Quando arriva al secondo piano trova Chanden seduto su una sedia con un secchio di latta davanti. Insieme versano il latte e Chanden inizia a controllarlo.
Manju trattiene il fiato per quegli istanti che le sembrano interminabili, sa che basta che il livello sia troppo basso per veder sfumare il guadagno di quella giornata.
Il latte è buono
Le dice Chanden mentre segna su un registro dei numeri “Manju – 3 litri- 96 Rs”.
È solo martedì e per essere pagata Manju dovrà aspettare la fine della settimana, ma è decisamente un buon inizio. Quelle mucche, questo latte e le mozzarelle le hanno cambiato la vita.
Prima di entrare in quel progetto, Manju non aveva nulla da mettere sulla tavola per i suoi due bambini e un marito troppo spesso ubriaco. Poi, grazie al microcredito, è riuscita a comprare una mucca, ha iniziato a prendersene cura, a capire come fare a mungerla e ha finalmente iniziato a vendere il latte.
Lo vende a Chanden, o meglio all’associazione che lo usa per fare le mozzarelle.
Manju non ha mai assaggiato una mozzarella e riesce a malapena a pronunciare quella parola. Sa solo che è di color bianco perché una mattina, vincendo la sua timidezza, ha sbirciato dentro la sala dove lavora Chanden e ha visto quelle pagnotte bianche simili al paneer, il suo formaggio preferito.
Al villaggio le hanno anche spiegato che quelle mozzarelle vengono vendute a un ristorante italiano nel centro di Calcutta. È stata una donna ad avere l’idea di usare quel latte per le sue mozzarelle.
Manju non è mai stata in città e Calcutta l’ha vista solo una volta dal finestrino del treno. Però si ricorda quei palazzi alti, la gente che correva da ogni lato, il rumore dei clacson. E così si immagina il latte delle sue mucche, le mozzarelle, il ristorante in centro.
E si sente legata a quella donna italiana che non conosce ma che le ha cambiato la vita. Con le bottiglie vuote, Manju si rimette in cammino e torna nel suo villaggio.
Sotto il suo velo sorride orgogliosa.
Chanden nel frattempo ha controllato il latte delle altre donne che, come Manju, sono arrivate al centro.
Sono le 8 ed è il momento di iniziare a preparare le mozzarelle. Ormai lo potrebbe fare ad occhi chiusi.
È dal 2005, quando il progetto è iniziato, che Chanden ogni mattina lavora il latte.
È arrivato qui dal suo villaggio sul mare e all’inizio non sapeva neanche cosa fossero le mozzarelle.
Poi gli hanno spiegato del caglio che arriva da Mantova e si tiene in frigorifero.
Gli hanno mostrato come si filtra, quanto va fatto bollire e come va “coccolato” il latte ed ora quel suo lavoro è diventata una passione che lo porta a sperimentare e preparare anche altri prodotti come la ricotta.
E tra una pausa e l’altra, Chanden ha il tempo di raccontarci la sua storia.
Ci parla di sua moglie, rimasta al villaggio sul mare e dei suoi due bambini che vede una volta al mese quando torna a casa.
Ci parla di suo padre che era un pescatore e che è riuscito a farlo studiare.
Ci parla della prima volta che è arrivato in queste campagne e gli mancava il profumo del mare.
Ci parla di loro, le mozzarelle
di quanto gli siano piaciute la prima volta che le ha assaggiate, di Annamaria che con il suo ristorante, il Fire and Ice, ha cambiato la vita a lui e a tutte le donne che ogni mattina portano il latte fin lì.
E mentre lo ascoltiamo, con un cucchiaino di ricotta in una mano e un pezzetto di mozzarella nell’altra, pensiamo ad Annamaria e al nostro incontro con lei avvenuto un po’ per caso a Kathmandu.
Rivediamo quel suo sorriso dolce che ci ha conquistato fin da subito, la sua eleganza e la sua generosità. Le telefoniamo: “Ciao, viaggiatori Beyond! Adesso andate al mio ristorante e mangiatevi una pizza con quella mozzarella, così mi dite com’è. E già che ci siete provate anche il tè freddo che è buonissimo e prendete un piatto di pasta e dei gamberi che lì a Calcutta li fanno benissimo. Ah e non dimenticatevi la torta di mele con il gelato!”
Leggi qui: “La storia di Annamaria, quando il Nepal e la pizza ti salvano la vita”
Manju, Chanden, Annamaria, noi… Tutti legati da un filo invisibile che profuma di latte. Sono storie come questa che danno colore al nostro viaggio e noi non possiamo che sentirci grati per aver avuto la fortuna di farne parte, anche se solo per un istante, anche se solo come osservatori.
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INFORMAZIONI SUL “MOZZARELLA PROJECT”
Il “Mozzarella Project” è iniziato nel 2005 quando il personale del Fire And Ice, guidato da Annamaria, ha insegnato a due lavoratori come preparare la mozzarella. Il progetto fa parte di un più ampio programma di Microcredito che funziona perfettamente in vari villaggi nella zona rurale di Calcutta. Le donne che consegnano ogni giorno il latte per la produzione della mozzarella, hanno acquistato le mucche attraverso un prestito ottenuto con la IIMC Microcredit Bank. Le donne riescono a ripagare il debito nei tempi stabiliti vendendo il latte alla Cheese Production Unit a prezzi maggiori rispetto a quelli del mercato. Con questo latte viene prodotta quindi la mozzarella che il Fire and Ice acquista per la sua deliziosa pizza.
Un progetto che ha davvero cambiato le condizioni di vita delle comunità rurali nei dintorni di Calcutta.
Per maggiori informazioni, il link al sito dell’associazione Institute for Indian mothers and child.
L’Italia è uno dei Paesi che sostiene attivamente questa associazione.